sabato 11 aprile 2009

Sesta tappa, Montevaccino

Venerdì Santo, lutto nazionale, Montevaccino. Peggio di così. Con questa sensazione sono partito per Montevaccino e con questa sensazione sono tornato a casa, cambiando però l’ordine di importanza delle cose.
Montevaccino, un paese lontano, un paese che non sai che c’è e va bene così. I paesi del Bondone sono lontani da Trento, però lo sai. Cognola, Martignano, Villazzano sono attaccati alla città, Tavernaro e Villamontagna si susseguono a breve distanza. Montevaccino è fuori, a Montevaccino non c’è nulla e va bene così. Case, Chiesa e Centro Sociale. Case, parte nuova e antica, la Chiesa e il Centro Sociale. Le case nuove sono venute su come i funghi negli ultimi vent’anni, chi le abita nessuno lo sa. Speriamo che Andreatta non sia veramente il sindaco del mattone, perché qui hanno già costruito abbastanza, ci dice un signore, uno dei pochi che nel pomeriggio raggiungono la nostra postazione.
Ancora una volta siamo tattici: sulla via della Chiesa, davanti al Centro Sociale. E’ venerdì santo, la Chiesa si riempirà, e quando le persone usciranno noi saremo lì ad aspettarle. Fa freddo a Montevaccino. Alle nove la messa finisce. Le persone passano, stupite tanto quanto noi. Se loro pensano ma chi sono questi? Noi ci chiediamo ma dove sono gli altri? E’ venerdì santo, dovrebbero essere tutti in chiesa e invece no. Noi non ci lanciamo a fermare le persone, ci pensa il papà di Giorgio, si fa in quattro e gli amici del posto lo guardano pure male. Abbiamo però l’occasione di parlare a lungo con una persona sui quarant’anni, direttore del coro, di più cori e tra gli animatori del Centro Sociale. A Montevaccino non c’è il bar, tanto a cos’è che serve? A bere birra? Il fatto che a Montevaccino non ci sia nulla, che sia un luogo terminale è la sua salvezza, prova a metterti a parlare sulla strada principale di Cognola. Il Centro Sociale ha una biblioteca che viene autogestita, e i vari gruppi del paese si incontrano lì, feste se ne fanno regolarmente, il coro dei giovani è composto da 26 ragazzi e tutti quelli laureati sono usciti con 110 e lode, tranne uno che ha preso 109 perché non c’era un commissario. Voi sbagliate perché prendete la politica come un gioco e alla fine sulle poltrone si siedono sempre quelli. Bisogna anche essere capaci di fare sacrifici nella vita. Certo le cose sono cambiate, se ti serve un litro di olio o del pane non lo chiedi al vicino, scendi a Martignano o ne fai a meno, ma questi cambiamenti ci sono ovunque, è la società. Se proprio dobbiamo dircelo c’è una separazione tra le ‘zocche’ e i nuovi arrivati. Quelli non sai neanche chi sono, e scopri a Trento che abitano a Montevaccino, del resto qui la gente esce la mattina e torna la sera. Assieme al signore ci sono dei ragazzi, fanno parte del coro ma non partecipano alla conversazione.
Vado da Andrea: ‘Andrea a Montevaccino c’è l’anima’ c’è questo, quello, quell’altro e il coro di giovani; ‘Guarda che qui la gente a vent’anni strippa.’ Ad ogni modo, a parte noi, strippati a Montevaccino per la strada non ne abbiamo visti e come direbbe la sociologia: se non li vedi vuol dire che non ci sono.
Meglio tornare a casa, alla svelta.
Domani Martignano.

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