domenica 5 aprile 2009

Sardagna, abbiamo delle crepes nel cuore

In questa giornata un po' bigia, che ti mette addosso voglie di poltrire, c'è qualcuno che viene fin sotto casa tua, lassù in Sardagna, e ti chiede, con la semplicità di un sorriso, di fermarti a parlare, di ascoltare la musica, di bere un bicchiere.
Vinte le prime diffidenze, i sardi di sardagna sono venuti e hanno passato delle belle ore. Niente promesse, niente piani, niente varianti, niente progetti, abbiamo dato solo la nostra affabilità, il nostro ascolto, la nostra sapienza della convivenza.
E l'anima di Sardagna, un po', è venuta fuori.
Sardagna è un posto strano. Sembra quasi nascondersi dalla città. In questo paesello c'è chi sta bene per i fatti suoi, esercita la sua arte solitaria e ogni tanto getta uno sguardo sdegnoso al formicolante capoluogo; altri invece sono capitati qui per necessità, perchè comprare casa a Trento è da pazzi, ma non si ritrovano più di tanto.
La vita di molti sardi di Sardagna è appesa al filo della funivia. Un cabina cigolante fa la spola tra la città e l'ex hotel panorama, dove una volta c'era l'orso e dove qualcuno va per vedere il panorama e dove i ragazzetti si infrattano a limonare.
Grazie a tutti, alla siora de 96 anni che ci ha illuminato con la sua vitalità, agli alpini, sempre loro, che ci hanno elettrificato, ai bambini e alle loro barchette di carta, fradice nella fontana.
Noi si prosegue il tour, martedì Cadine. Venite.

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