In questa giornata un po' bigia, che ti mette addosso voglie di poltrire, c'è qualcuno che viene fin sotto casa tua, lassù in Sardagna, e ti chiede, con la semplicità di un sorriso, di fermarti a parlare, di ascoltare la musica, di bere un bicchiere.
Vinte le prime diffidenze, i sardi di sardagna sono venuti e hanno passato delle belle ore. Niente promesse, niente piani, niente varianti, niente progetti, abbiamo dato solo la nostra affabilità, il nostro ascolto, la nostra sapienza della convivenza.
E l'anima di Sardagna, un po', è venuta fuori.
Sardagna è un posto strano. Sembra quasi nascondersi dalla città. In questo paesello c'è chi sta bene per i fatti suoi, esercita la sua arte solitaria e ogni tanto getta uno sguardo sdegnoso al formicolante capoluogo; altri invece sono capitati qui per necessità, perchè comprare casa a Trento è da pazzi, ma non si ritrovano più di tanto.
La vita di molti sardi di Sardagna è appesa al filo della funivia. Un cabina cigolante fa la spola tra la città e l'ex hotel panorama, dove una volta c'era l'orso e dove qualcuno va per vedere il panorama e dove i ragazzetti si infrattano a limonare.
Grazie a tutti, alla siora de 96 anni che ci ha illuminato con la sua vitalità, agli alpini, sempre loro, che ci hanno elettrificato, ai bambini e alle loro barchette di carta, fradice nella fontana.
Noi si prosegue il tour, martedì Cadine. Venite.
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