sabato 18 aprile 2009

Villazzano

Villazzano ci accoglie, lo vedi subito, lo vedi dal furgone, pochi insulti tanti sorrisi. Bruno deve averci preparato il terreno. Siamo in una strana piazza, di quelle attraversate dalle strade, e non capiamo dove metterci per parlare; del resto nessuno si ferma più a parlare nelle piazze e se le piazze non servono per parlare avanti con rotonde e strade.
La corrente ce la dà un’anziana signora che ghe pias la musica. Discutiamo su dove metterci. Propongo il modello anfiteatro, tenere le spalle di bar e orchestra verso la strada, il pubblico starà nel parchetto che sale verso il cancello. La decisione si rivelerà infelice ma anche ragione di riflessioni. E’ come se emergesse una vocazione o naturalità delle cose. Là dove la piazza ha una sua vocazione alla socialità adesso c’è una strada, eppure le persone che interverranno la sera si fermeranno a parlare in mezzo alla strada e il tutto con molta naturalità. Non so cosa ciò possa significare, di sicuro la band è rapida negli spostamenti.
Oggi i giovani dell’Upt organizzano una cena per discutere di Villazzano, prima che la cena inizi fanno gruppo poco lontano da noi. Reciprocamente ma sempre mantenendo le distanze ci guardiamo, ci invitiamo, sorrisini, ma non sboccia l’amore.
La nostra serata prevede un ospite d’eccezione. Un artista, un musicista nel senso profondo del termine, un mito: signore e signori questa sera alla Band si unisce La Piccola Orchestra Felix Lalù.
Utopia è ironia e l’ironia attraversa il trentino, quello profondo e viscerale, che ha poco dio, che fa la sort e gioca alla mora pensando all’amore. L’ironia si schianta infine sulle hit del momento: Sono della Val di Non e Trento Soul Moderno, un’animale per la mia città.
Tutti ce la ridiamo e beviamo in Villazzano.
Record di spaccio LSD.
Marchetta: La Piccola Orchestra Felix Lalù si esibirà ancora per il Progetto Trento Soul Moderno il 29 aprile, prima sul furgone e a seguire in Piazza Dante. In quell’occasione chiunque acquisterà il cd ‘El se sentiva Soul’ riceverà una bustina di LSD originale alla modica cifra di 2 euro.
Domani a Ravina doppio appuntamento, pomeriggio e sera.

venerdì 17 aprile 2009

Povo.

Nel pomeriggio a Povo scende qualche goccia. Eppure per sera è previsto un gruppo, e comunque: se salti una serata va bene, due dai, tre è finita. Si va. Troviamo subito piazza e luce. La luce ce la dà il chiosco dei gelati che c’è nella piazza, e con la luce anche la tettoia per tenere il gruppo al riparo; l’iniziativa piace e magari, nonostante il freddo riusciamo a portare un po’ di clienti; per l’occasione la tettoia viene allungata più che si può, grazie, grazie.
Inizia a piovere per davvero e non si direbbe voglia smettere. Diciamo al gruppo di non venire ma non ci diamo per vinti. Montiamo il dj set e attacchiamo il soul.
Chiedo ai due gestori della gelateria notizie di Povo, il paese piace ma non approfondiamo.
Arriva sera, Milena, Silvia e Stefania vanno in giro con il furgone. Gli altri entrano in pizzeria e io resto solo davanti al dj set, dietro di me la ragazza che aspetta invano di fare i gelati. Mi giro verso di lei giusto per fare quattro chiacchere innocenti e all’improvviso la piazza deserta e quella tettoia si trasformano, più che in un Soul Club direi che siamo nell’Italia dei primi anni cinquanta, piena ricostruzione, neorealismo. La serata va male sia per me che per lei e allora mi offre una coppa di gelato, grande e con su tutta la frutta fresca. Sono intollerante al latte ma lo accetto volentieri. Poi alla fermata dell’autobus vediamo un gatto grigio. E’ molto spaesato, si direbbe abbandonato. Dopo qualche minuto: ‘Poverino, non bisogna abbandonare gli animali. Avrà fame?’ Per l’occasione vinco anche l’allergia agli animali in genere e ai gatti in particolare: ‘potrei andare a prendergli qualcosa in pizzeria?’ ‘Sì dai, io intanto provo a cercare qualcuno che lo porti a casa.’ Torno con la pizza e sotto la tettoia c’è già qualcuno disposto a prendersi cura del micio. Poi arrivano anche gli altri e tutti mangiano il gelato, tutti ascoltiamo musica e dal microfono lanciamo messaggi d’amore al mondo.
Domani Villazzano.
P.s.: chiunque avesse smarrito un gatto grigio a Povo è pregato di rivolgersi alla Band.

martedì 14 aprile 2009

Piedicastello.

Pasquetta. Solito viaggio in furgone, soliti saluti, sorrisi e ‘ma va là, va là…’. Insolito commento una volta arrivati in piazza a Piedicastello: ‘Oggi è festa, voi non fate festa? Anche io ho bisogno di lavorare, ma oggi faccio festa. Bisogna rispettare le feste’. Parole sante, bisogna rispettare le feste, la nostra festa dura trenta giorni e questa sera la festa è qui. Mi ritrovo così a discutere con un ragazzo di circa trent’anni, tunisino. Sta riempiendo bottiglie d’acqua alla fontana, poi ne cerca altre tra i rifiuti. Si prepara a passare la notte all’Ex-Italcementi. Dice di essere in regola con i documenti e di andare e venire dall’Italcementi a seconda del lavoro. Appena c’è un contratto si trasferisce dai pachistani, 150 euro per un letto, finito il contratto e i risparmi ritorna all’Italcementi. Dentro la fabbrica la sua stanza è molto curata, la condivide solo con persone di cui si fida e che quando arrivano i poliziotti a fare le retate, alle quattro o cinque del mattino, danno un’occhiata veloce e se ne vanno perché sanno come stanno le cose in quella stanza.
Se non fosse un discorso assurdo sarei quasi contento per lui. Se non fosse un discorso assurdo gli direi che non è il caso di rompere i sacchetti dell’immondizia e gettare tutto a terra perché poi sai la gente, quelli della nettezza urbana, l’ambiente.
Mi saluta e sparisce dall’altra parte della strada.
Problema corrente, inizialmente ci avevano detto di sì due studentesse ma poi, visto che sono in affitto e sono arrivate qui solo da due settimane… ‘Sai com’è…’, ‘Com’è? Non hai il contratto?’ ‘Sì però sai com’è?’ Non lo so però lasciamo perdere.
Ci soccorre una ragazza che conosce il Laboratorio sul Moderno e abita in piazza.
Questa sera proiezione di foto e musica industriale, Dj Carlo de Carli e foto di Alvise.
Arriva il resto della band. Poche le persone da Piedicastello, poche ma buone. Un signore sui cinquanta avanzati mi dice che è un peccato fare questa musica, che se ci fossero stati dei violini o cose acustiche allora forse ma così. ‘Guarda che questa è musica di ricerca…’ cominciamo a parlare. Gli chiedo di Piedicastello, mi dice che la gente è chiusa ma cose se ne fanno, la festa, il mercatino dell’antiquariato e adesso che la piazza è stata liberata dalle macchine è sicuramente più bella. L’Italcementi? I disperati da qualche parte è chiaro che devono andare, a parte i piccoli incendi che ogni tanto ci sono e l’immondizia in giro fuori dai cassonetti, grandi problemi non ne creano, fanno più paura che altro. Semmai il problema Italcementi è la speculazione che c’è dietro, che riguarda anche la Curia. Mi parla dell’ex proprietario che è riuscito a farsi dare soldi per prenderla, poi si è fatto dare soldi per tenere su un suo terreno dei materiali inerti provenienti dai lavori della galleria, poi i soldi glieli hanno dati anche perché è riuscito a rivendere quei materiali. E mentre mi dice queste cose ride, ride perché sono assurde.
Infine mi parla di un certo Bistecca, che faceva casino, un mangiapreti, che è riuscito a farsi eleggere nel paese in cui si è trasferito raccogliendo l’elemosina in chiesa. E ride.
Gli spiego che noi siamo scesi in politica per fare festa durante i giorni della campagna elettorale. Ride e mi chiede un volantino con il tour.
Poi arriva un candidato dei Verdi, anche lui cinquant’anni passati, per lui siamo ‘quelli del bar’. Assurdi. Vuole sapere con chi stiamo, perché se vince Morandini che è sostenuto dalla Lega o Andreatta che è stato eletto attraverso le primarie le cose cambiano. E vorrei chiedergli cosa cambia? Vorrei dirgli che quelli del bar pensano che sia assurdo che all’Italcementi vivano 150 persone, e che forse è assurdo per un Verde sostenere un candidato sindaco che promette l’inceneritore, o magari sostenerlo, entrare in consiglio, e poi fare opposizione. Ma mi precede dicendomi che non capisce perché non riesce più a parlare con suo figlio. E proprio quando sto per dirgli che è ‘perché hai visto pochi cartoni animati e non puoi capire l’ideologia’ arriva Tommaso e se lo porta via.
Ultimo incontro, gestore di locale: Piedicastello quartiere di vecchi, non ci sono bambini in giro. La gente all’Italcementi non è un problema, i disperati devono pur trovare un posto in cui stare, tutti in un posto sono anche meglio controllabili. Peccato la piazza, quando era un parcheggio era più facile per i clienti raggiungere il locale.
Finisco la serata ascoltando un po’ di sana musica industriale.
Prossima tappa Madonna Bianca.

domenica 12 aprile 2009

Martignano. Carta Canta.

Parco di Martignano, posto incantevole, nel pomeriggio frequentatissimo da bambini e famiglie. Per la corrente bisogna ricorrere al generatore. A sera suoneranno tre giovani band di Trento: THREE PICKS, ZEROIDS, OTHER WORLD.
I THREE PICKS arrivano già nel pomeriggio: ‘sareste contenti di andare in giro con il furgone?’, affermativo, ‘siete tutti maggiorenni vero?’ No, tempo di dirlo e hanno già in mano il microfono.
Si parte, il cantante attacca: ‘Questa sera a Mattarello’, gli altri in coro: ‘Martignano mona’; ‘Scusate, questa sera a Martignano, THREE PICKS, ZEROIDS, OTHER WORLD dal vivo’. Più avanziamo verso la città e più: ‘il solo modo per capire è venire!’, ‘per dare suoni, immagini e vibrazioni nuove alla città di Trento: LSD.’
A cena toast per tutti.
Arrivano i supporters e inizia la musica dal vivo.
Mentre i gruppi suonano si uniscono alla band una volante della polizia e una dei vigili urbani, adesso possiamo dire di essere al completo ma la musica non cambia: carta canta.
Discuto con uno dei presenti, un signore sulla cinquantina. Dice bravi, avete ragione, fate bene, questi ragazzi hanno il diritto di sfogare la loro energia, peccato che poi… e mi indica la fontana imbrattata di scritte, io gli dico che se la compressione si sfoga in questo modo va ancora troppo bene. A quel punto inizia il racconto: ‘Vedi, io ero tra gli organizzatori di Concentratissimo Rock, hai presente?’ ‘Più o meno’, ‘Bhè, qualche anno fa, durante la serata finale ci ritroviamo fuori dalla festa un venditore abusivo, il classico baracchino con le ruote gestito da un immigrato. Scendiamo a dirgli guarda che abbiamo bisogno di raccogliere soldi per coprire le spese, anche noi abbiamo il bar e la cucina, ti chiediamo di andartene. Lui dice di sì e poi si sposta di venti metri. A quel punto chiamiamo i vigili. Arrivano, ci chiedono qual è il problema, ci chiedono i permessi, il permesso finiva alle undici e mezza, era mezzanotte e ci fanno chiudere. Era la serata finale e non riusciamo a fare la premiazione, la premiazione ti rendi conto? Avevamo chiamato i vigili per essere difesi e ci abbiamo rimesso. A quel punto ho deciso di entrare in politica. Quale partito io abbia scelto non ha importanza.’
Parola del consigliere comunale della Lega Vittorio Bridi.
Non so perché mi ha colpito questa storia. Non so neanche se è vera. Certo è che la politica è diventata ben poca cosa, ma per davvero, e per molti versi la nostra azione lo dimostra.
Si ricorre alla politica per buttare fuori un disagio che andrebbe affrontato diversamente; alla politica si ricorre nel tentativo di prevalere nella lotta fra poveri, o come direbbero i trentini fra poveracci.
Per quanto sia da dimostrare non è un ragionamento che vale solo per Trento, i sociologi parlano di colonizzazione del mondo vitale e tirano in ballo l’economia e i mass media in genere. Il problema è che Trento si guarda bene dal riconoscerlo continuando invece a darsi la pacca di città diversa, moralmente alta e socialmente impegnata.
L’aquila ha le ali tarpate e una corona la sovrasta, non c’è un sogno, non c’è un progetto di senso, non c’è musica e si ricorre alla politica, all’istituzione, per qualsiasi fastidio o nobile causa: ci si separa, ci si segrega, le ali restano chiuse, l’anima non esce, l’energia resta dentro e ristagna.
L’energia però non può ristagnare a lungo, prima o poi viene fuori, Dioniso ritorna.
Si tratta solo di capire sotto quale veste, se ancora una volta il dolore darà vita ad una musica che prenderà la forma della tragedia o se, dopo tanto tempo, la musica sarà di nuovo utopia.
Ci sono tanti ragazzi e alla fine tutti ballano sul ‘palco’.
Il metal riesce ancora a scaldare giovani corpi, cuori, anime.
Per me ci vuole la grappa.
Prossima tappa Cognola.