Da quando è girata la proposta di una serata in Piazza Venezia con titolo ‘la gaia città’, la cosa mi è sempre sembrata una boiata: ‘va bene liberare, sdoganare, riconoscere, ecc., ma cosa vuoi, che vengano a farci lo spettacolino mona?’ Nella band ci si fida dell’energia, se uno la sente gli altri lo aiutano a liberarla; io non la sento, mi metto a disposizione e mi faccio da parte, largo alla ‘gaia città’.
Marco ai primi di aprile la pensava così:
‘Ecco la mia proposta...
titolo: la gaia città
luogo: giardini di piazza Venezia
data: giovedì 30 aprile
tema centrale: il gioco
sottotitolo nascosto: "siamo così diversi da essere tutti uguali?"
in due parole: il parco come luogo di giochi, infantili e "sicuri" con il sole, adulti e "diversi" nel buio della notte, quando i giardini diventano una zona oscura e il confine vegetale diventa un muro immateriale.
più in dettaglio:
Uno degli obiettivi di tutto il progetto è scoprire l'anima dei luoghi e delle persone che li abitano o li utilizzano.
Piazza Venezia, nata come piazza d'armi e luogo idealmente deputato agli esercizi ginnici secondo la logica fascista, ha ereditato idealmente due caratteri opposti: la paura e, nello stesso tempo, la possibilità del gioco.
Nella versione "diurna" del parco potete trovare giochi per bambini, un campo da beach volley, panchine e tavoli, un centro per giocare a tennis, un recinto per i cani.
Nella versione "notturna" invece si svolgono giochi amorosi (pare prevalentemente omosessuali), che generano timore e disapprovazione nella gente. Come conseguenza si circumnaviga il parco piuttosto che attraversarlo (in alcuni casi anche di giorno). La paura viene probabilmente da un lontano mix di oscurità e droga, ma rende il parco uno spazio inutilizzato nel tessuto urbano a ridosso del centro.
La mia idea è quella di proporre un incedere giocoso che, a partire dai giochi dei bambini nel primo pomeriggio, arrivi liberamente ai giochi più adulti della sera (valutando quali possano essere i confini della metafora per non essere denunciati...), passando senza soluzione di continuità attraverso giochi di gruppo in cui l'attività fisica possa riscaldare gli animi per il passaggio successivo.
In tutto questo vorrei coinvolgere la comunità gay trentina, che sembra assolutamente assente dalla sfera pubblica (a parte qualche appariscente eccezione): non all'insegna della diversità, ma piuttosto di quelle passioni che sono comuni con i "normali" (il divertimento, l'amore e il sesso in primis).
Necessario sarà avere il supporto di gruppi che si occupino di sport, fitness, giochi, affinché attraverso il loro esempio si possa creare un'atmosfera aperta alla partecipazione di chi arriva per caso. Il motto potrebbe essere "portatevi il pallone" (o quello che vi piace) e cercate di coinvolgere gli altri a giocare insieme a voi.
E' essenziale non forzare l'organizzazione. Si potrebbe iniziare con qualcosa di rilassante: yoga nel parco con i passanti (chiedendo magari ad una delle palestre della zona) e scacchi sui tavoli nella zona in alto.
Una musica continua ma non invasiva potrebbe scandire la lenta evoluzione della serata. L'ideale colonna sonora sarebbe il Bolero di Ravel: partendo da un incipit innocuo l'intensità aumenta progressivamente fino a raggiungere l'apice in cui tutti gli strumenti convergono verso un'impossibile unisono, interrompendosi un istante prima del limite.
Nella pratica occorrerà una modulazione di generi sonori e di proposte ludiche che non mi è ancora chiara.
Mi piacerebbe però che qualcuno usasse i suoni del parco per comporre dal vivo una musica del luogo in sintonia con ciò che sta accadendo.
Come avrete intuito questa è una chiamata alle armi (per rimanere nel gergo militaresco): chi ci sta? Chi ci mette qualche altra idea?
Fatemi sapere cosa ne pensate e se conoscete qualcuno che potrebbe partecipare all'organizzazione, ma soprattutto: venite!
Marco.’
A fine mese la chiamata alle armi ha sortito i suoi effetti sulla band, c’è entusiasmo oltre a: generatore, palco, bar sui tronchi, giocatori-trici di pallavolo, pittori di visi, essenze, pietre, cristalli e il percorso dell’anima curato da Mara; Mara di Universinversi aveva dato la disponibilità per delle letture ma causa persistente maltempo si è ammalata. Suoneranno quattro gruppi: Milo Brugnara, The Great Shaker dal Garda, i Freewheelings tributo a Bob Dylan e i Fair Play a chiudere la serata, che sono in otto e fanno funk.
C’è anche il sole, sono le cinque e manca solo il salotto che è in piazza Garzetti: ‘va bene, ho capito, vado io, ma tu vieni con me e Daniele e parli al microfono’.
Partiamo con un timido e poco convincente ‘Venite’, poi, stimolato, un po’ alla volta, giusto sotto casa della mamma dove passiamo a prendere il narghilè:’Venite tutti in piazza Venezia questa sera a farvi massaggiare…il pisello…da Enrico. LA GAIA CITTA’.’
Torniamo con divano, tavolino, due poltrone e narghilè. Canta Milo, ci sono facce dipinte e ragazzi che giocano a pallavolo. Ricevo la telefonata del responsabile parchi del comune di Trento, molto cortesemente mi chiede cosa stiamo facendo, che l’autorizzazione è di nove metri quadri e sono arrivate telefonate che parlano di rami rotti, furgoni nel parco e manto erboso rovinato. Spiego che nei nove metri quadri è difficile far stare tutto ciò per cui abbiamo i permessi, che il palco è in un punto in cui non c’è prato, che il furgone del service è passato sopra l’erba ma non sembra che la cosa abbia danneggiato il manto erboso, che in caso ci assumiamo la responsabilità dei danni e che in comune più che di metri quadri ci hanno parlato di ‘buon senso’.
Fare una festa in un parco è un’impresa, la burocrazia e tutto il resto rischiano, qualora superate, di distogliere l’attenzione dallo scopo. A Gocciadoro chiedemmo l’autorizzazione per lettura di poesie, venti metri quadri, poi passammo nell’illegalità, poi tutti dissero bravi, bravissimi.
Si è parlato tanto di Mesiano dello scorso anno ma ciò che non si dice è che la festa più pazza del mondo l’ha organizzata il comune al parco delle Albere, riuscendo a trasformare il concerto di Bob Dylan in una battaglia metropolitana: padri di famiglia che si spintonano, bimbi che dicono ‘dagliele papà’, con la morosa a cercare un riparo dalle bottiglie che arrivavano dappertutto, Dylan che preferisce non guardare e continua a cantare Blowin in the wind, gente che piangeva per la fine di un’era, il sindaco che diceva stupendo.
Che tu sia un gruppo di ragazzi, il comune, la Provincia o chi, con Dioniso non si scherza, non si specula, te la fa pagare, e una volta che hai pagato il problema rimane e il problema non è l’alcol o il manto erboso, ma l’energia, riuscire a darle un volto, un’anima.
Se in questa città ci fosse più buon senso si farebbero più feste nei parchi, si parlerebbe di più, ci sarebbe meno rumore e si farebbe di più all’amore e invece su il telefono e via chiamare, oggi l’erotismo si sublima così. Ho finito grazie.
Tutto gira al meglio, si passa dal giorno alla notte senza soluzione di continuità, i bambini lentamente diventano adulti e hanno ancora il viso truccato, semplicemente diventano sempre di più, tanti, tantissimi e da Bob Dylan, per chiudere la ferita dello scorso anno, si arriva al funk.
Vorrei farmi massaggiare l’anima da Mara ma non riesco neanche ad avvicinarmi, allora fumo fragola e menta in salotto. Qualcuno chiede a una pattuglia che si ferma se vogliono fare un tiro, ‘No grazie siamo in divisa’, ‘Toglietevela’: LA GAIA CITTA’.
La serata è splendida, lo è per tutti, sul palco e sotto chi c’è si diverte, siamo a Trento, ci si diverte e si ride: LA GAIA CITTA’.
Alle dodici e quaranta torna la polizia: ‘Possiamo fare un altro pezzo?’ ‘Va ben dai però breve’.
Ormai è il primo di maggio, ultima data del tour, nessuno sa cosa faremo in piazza d’Arogno, ma siamo tutti carichi e tranquilli.
venerdì 1 maggio 2009
giovedì 30 aprile 2009
Piazza Cesare Battisti
In Piazza Cesare Battisti a disposizione ci sono 50 metri quadri, vuol dire che sotto elezioni o referendum puoi organizzare dei festoni in centro da paura. Noi ce la possiamo fare: Hip Hop Battle e Break Dance con la Tn Massive, a seguire Felix Lalù e i Nurse. Quattro del pomeriggio, palco e bancone allestiti in un blitz, generatore di Sneepy, panini per un esercito. Mi mandano con Cocca a lavare il tappeto di linoleum per le danze e inizia la mia giornata. Mentre sono in ginocchio in piazza Garzetti vicino alla fontana e pulisco il tappeto sento delle gocce, non ci faccio caso e continuo a pulire, ma quando le sento colpirmi la schiena fitte e pungenti come proiettili di mitraglia guardo il cielo che neanche in Platoon e smadonno, smadonno di brutto.
Il lavoro non c’è più, la vita privata è andata a puttane il tour è dannato e sono ferito a morte, è iniziato il conto alla rovescia.
Torniamo in piazza Battisti e ovviamente è a rischio la danza. A dire il vero questa è la piazza dell’hip hop, da sempre i ragazzi si ritrovano sotto i portici a fare break dance, oggi c’era la possibilità di farlo in mezzo alla piazza a tutto volume e guardando dall’alto. I ragazzi dell’hip hop, Mara e la Tn Massive sono tra i pochi ad avere capito e aderito da subito al progetto, a loro tutto il rispetto.
Sul palco è già stato tirato il telo, si fa comunque, e allora via col furgone, le ultime cartucce le sparo seduto davanti, la fine la voglio guardare in faccia. ‘Progetto Trento Soul Moderno. Il più odiato dagli Dei! Viva il Demonio! Viva il Demonio! Vieni anche tu questa sera a liberare il demonio che è dentro di te, piazza Battisti dalle 18,00….. Hip Hop, Break Dance, si balla sul tappeto volante, senza ombrello, senza vestiti, tutti nudi la danza del Soul…. Suonano Trento Massive, Felix Lalù, i Nurse, spacchiamo le nuvole, spacchiamo il culo…’ Tra una monata e l’altra in sottofondo immancabili compagni di tutto il tour gli Ska J, che se ci fosse andata meglio, avendo per contatto Sandro che è di Trento e suona nella band veneziana, li facevamo venire il primo maggio.
Facciamo il giro largo, arriviamo a Villazzano, poi Cognola e torniamo passando dietro al Castello, da lì San Severino a recuperare Felix e poi via in centro. Noi andiamo dritti per la nostra strada, ma qualcuno ci viene incontro facendo i fari e alle fermate degli autobus o davanti ai bar ci sono tipi che si affacciano fanno le corna o alzano i pugni, anche a Villazzano, noi rispondiamo da devoti alla musica del diavolo. Arriviamo in piazza sotto l’acqua, parcheggiamo di fianco al palco, saremo venti scarsi, saluto tutti, per me è finita e mi trascino nel camper. Mentre muoio sento una voce improvvisare sulle torri di Man, l’inferno di Madonna Bianca e poi sento Rudi ‘Bravo, ogni tanto ci vuole anche svaccarsi.’. Mi svegliano, è buio, voci, casino, seduto davanti c’è Tom: ‘tirati su, vieni a vedere che storia’ e mi mostra l’inferno. Dal cruscotto della Soul Mobile si vede che è parecchio popolato e capisco perché all’inferno fa caldo anche se piove: c’è Felix coi Nurse, strigliano e arringano i dannati che urlano, non possono star fermi, bevono e sudano. I demoni tentano di farci scendere con le loro sostanze, ma resistiamo, le abbiamo anche a bordo, altri cercano di assalirci, Mirko ci riesce, sale e ci racconta il suo viaggio nel girone Scaletta: ‘là ti prendono per il culo, ti dicono politico, che adesso fai politica’, e ha l’aspetto di una bestia infernale, il vero volto di un politico. Erano in sei che gli davano addosso, lui voleva spiegare ma quelli frustate e allora tira pugni al camper e rompe il finestrino. Dal girone Scaletta è riuscito a scappare dicendo: ‘voialtri a mi no me tolè per i coioni perché a la vostra donna no se boni de meterghe na man ne la figa quand che la ga le mestruazioni, pasarghela sulla faccia, basarla e dirghe te sei splendida.’
Felix continua ad arringare, all’inferno il mare è in val di Non.
Dalla Soul Mobile salutiamo le anime dannate che continuano a urlare ‘Ora pro Felix’.
Viva il Demonio!
Viva Trento Soul Moderno!
Il lavoro non c’è più, la vita privata è andata a puttane il tour è dannato e sono ferito a morte, è iniziato il conto alla rovescia.
Torniamo in piazza Battisti e ovviamente è a rischio la danza. A dire il vero questa è la piazza dell’hip hop, da sempre i ragazzi si ritrovano sotto i portici a fare break dance, oggi c’era la possibilità di farlo in mezzo alla piazza a tutto volume e guardando dall’alto. I ragazzi dell’hip hop, Mara e la Tn Massive sono tra i pochi ad avere capito e aderito da subito al progetto, a loro tutto il rispetto.
Sul palco è già stato tirato il telo, si fa comunque, e allora via col furgone, le ultime cartucce le sparo seduto davanti, la fine la voglio guardare in faccia. ‘Progetto Trento Soul Moderno. Il più odiato dagli Dei! Viva il Demonio! Viva il Demonio! Vieni anche tu questa sera a liberare il demonio che è dentro di te, piazza Battisti dalle 18,00….. Hip Hop, Break Dance, si balla sul tappeto volante, senza ombrello, senza vestiti, tutti nudi la danza del Soul…. Suonano Trento Massive, Felix Lalù, i Nurse, spacchiamo le nuvole, spacchiamo il culo…’ Tra una monata e l’altra in sottofondo immancabili compagni di tutto il tour gli Ska J, che se ci fosse andata meglio, avendo per contatto Sandro che è di Trento e suona nella band veneziana, li facevamo venire il primo maggio.
Facciamo il giro largo, arriviamo a Villazzano, poi Cognola e torniamo passando dietro al Castello, da lì San Severino a recuperare Felix e poi via in centro. Noi andiamo dritti per la nostra strada, ma qualcuno ci viene incontro facendo i fari e alle fermate degli autobus o davanti ai bar ci sono tipi che si affacciano fanno le corna o alzano i pugni, anche a Villazzano, noi rispondiamo da devoti alla musica del diavolo. Arriviamo in piazza sotto l’acqua, parcheggiamo di fianco al palco, saremo venti scarsi, saluto tutti, per me è finita e mi trascino nel camper. Mentre muoio sento una voce improvvisare sulle torri di Man, l’inferno di Madonna Bianca e poi sento Rudi ‘Bravo, ogni tanto ci vuole anche svaccarsi.’. Mi svegliano, è buio, voci, casino, seduto davanti c’è Tom: ‘tirati su, vieni a vedere che storia’ e mi mostra l’inferno. Dal cruscotto della Soul Mobile si vede che è parecchio popolato e capisco perché all’inferno fa caldo anche se piove: c’è Felix coi Nurse, strigliano e arringano i dannati che urlano, non possono star fermi, bevono e sudano. I demoni tentano di farci scendere con le loro sostanze, ma resistiamo, le abbiamo anche a bordo, altri cercano di assalirci, Mirko ci riesce, sale e ci racconta il suo viaggio nel girone Scaletta: ‘là ti prendono per il culo, ti dicono politico, che adesso fai politica’, e ha l’aspetto di una bestia infernale, il vero volto di un politico. Erano in sei che gli davano addosso, lui voleva spiegare ma quelli frustate e allora tira pugni al camper e rompe il finestrino. Dal girone Scaletta è riuscito a scappare dicendo: ‘voialtri a mi no me tolè per i coioni perché a la vostra donna no se boni de meterghe na man ne la figa quand che la ga le mestruazioni, pasarghela sulla faccia, basarla e dirghe te sei splendida.’
Felix continua ad arringare, all’inferno il mare è in val di Non.
Dalla Soul Mobile salutiamo le anime dannate che continuano a urlare ‘Ora pro Felix’.
Viva il Demonio!
Viva Trento Soul Moderno!
mercoledì 29 aprile 2009
Piazza Garzetti
Per il Laboratorio sul Moderno piazza Garzetti non è una piazza come le altre, piazza Garzetti ha il sapore di casa. Grazie all’Associazione Arteria e al Mercatino dei Gaudenti da qualche anno, sotto le scuole medie, abbiamo uno spazio adibito a magazzino, i fusti di birra avanzati ieri notte (15) li abbiamo scaricati qui sotto tutti belli pieni, e anche i pelez belli bagnati e tutto il resto. E poi in piazza c’è il Dino, gli amici nelle case Itea, i genitori di Stefania, Nettare, ecc. Sappiamo come fare: bar, cucina, Lsd, concerti e mostra quadri. Il volantino è pronto da un pezzo, addirittura abbiamo avuto il problema delle troppe richieste. Tra l’altro e sempre casualmente oggi è martedì, giorno di Happy Hour al Fiorentina e come dice il Bolner questa è la settimana dei 1000 euro al colpo; ieri dovevamo farne 6000 mila ed è andata malissimo, vedremo. Alle due del pomeriggio fuori dalla sede Mirko e Andrea mi aspettano con un regalo: è pronto il secondo impianto, possiamo andare in giro con due furgoni e farli parlare tra loro. Fantastico. Tale è la gioia che in mezzora cambia il tempo e viene il brutto. Giro di telefonate, aspettiamo, peggiora. Ale chiama i gruppi, a quelli con la batteria dice meglio evitare. Decidiamo di non stare in piazza ma nel parcheggio interno della scuola media, vicino all’accesso alla sede che in caso di pioggia è un attimo portare tutto dentro. Ripensiamo gli spazi, forse nello scantinato? Alessia dice che ricontattare gli artisti e allestire la mostra ormai è improponibile. Ale riceve disdette anche dai gruppi in acustico. Sono le sette, abbiamo allestito il bar, il telo sotto cui riparare l’impianto che è appena stato montato ma non ci sono quadri e nemmeno musicisti. I nuvoloni abbaiano ma non mordono.
Che debba saltare proprio la serata a casa nostra?
Si chiama trance, è uno stato di oltrepassamento del confine percettivo e cognitivo, il corpo e la mente vengono iperstimolati. Un esempio tipico di trance è la taranta, il tarantolato è in preda a un’energia convulsa che gli impedisce di fermarsi e smettere di ballare. Non è detto che la trance debba sortire effetti su chi la osserva, ma per chi la vive ed è stato tarantolato o pizzicato è il prezzo da pagare per liberare l’anima. La trance, come stato di oltrepassamento si contrappone all’estasi, qui corpo e mente vengono ipostimolati: lentezza, freddo, spiritualità. Noi riconosciamo la tensione tra le due energie, si tratta di capire a seconda di luogo e momento quale energia verrà liberata.
Trento Soul Moderno è una trance collettiva.
Arriva il Bolner e mi dice: ‘questa sera facciamo il botto’ ‘???’ ‘viene Carletto’ ‘???’ ‘iniziamo all’aperto e dalla mezzanotte techno party nello scantinato’ ‘Dioniso esiste!’
Sono arrivati anche Rizzo, Fausto, il resto della band e la mostra: ‘esponiamo nello scantinato i pannelli fotografici della Sloi e quelli su Trento che abbiamo usato a Goccedoro e non abbiamo più tirato fuori.’ ‘chi mi dà una mano in magazzino.’ ‘avrete qualcosa per coprire i neon? qualcosa di colorato Madonna Santa?’ ‘il bar lo facciamo io e la Barbara, qua così nessuno va in giro per le scale’ ‘se ripuliamo questo incavo nel muro ci sta perfetto il divano dei Gaudenti, è uguale anche il colore’, ‘il mio quadro lo metto dietro al dj che di notte si illumina, se lo vendete mi raccomando a caro prezzo’ ‘la poltrona sopra a quattro fusti che risalta di più e così la porta rimane aperta e prendiamo la corrente’ ‘alla strobo ci pensiamo noi, oh, siam stufi di venire dalla Val di Non a organizzarvi le feste’.
Mai fatta una festa negli scantinati di Piazza Garzetti e mai avremo pensato di riuscire a tirare su in due ore qualcosa di difficilmente ripetibile.
Alle nove Carletto inizia a suonare industriale, Elena, Marco e Giovanna vanno a chiamare gente, la mamma di Dino dall’osteria ci dice di alzare che ‘no se sent nient’.
Parlo con dei dottorandi di fuori città, quando finalmente capiscono apprezzano l’iniziativa e se la ridono. Poi mi unisco a un gruppo di giovani punk abbestia che scendono con cani e bottiglie negli scantinati. Guardano la mostra. ‘Da mezzanotte trasferiamo la musica qui sotto.’ ‘Noi chi?’ ‘Noi, quelli che hanno capito il trucchetto, che se fai una lista e vai alle elezioni per trenta giorni puoi fare festa in città…..’ ‘Dai... allora la prossima volta facciamo una lista e la chiamiamo Alex.’
Non si fermeranno a lungo, forse perché domani c’è scuola, ma il volantino Alex lo prende e lo legge.
Una lista Alex e la sua band, finito il tour ci mettiamo a disposizione di chiunque voglia farlo.
Bazza mi parla di un’immagine in un cd dei Prodigy che raffigura un ponte di corde sopra un dirupo. Da un lato del ponte forze dell’ordine pronte alla carica con in lontananza una grande città. Dall’altro lato gente che fa festa, un rave, e un tipo che mentre con una mano alza il dito medio a dire bye bye, con il macete nell’altra taglia il ponte.
Questi trenta giorni per noi sono il ponte, lo abbiamo tirato su perché dall’altra parte non c’è la polizia a caricarci e possiamo vivere la città senza troppi compromessi e leccate di culo. Speriamo lo possano tirare su anche altri, poi passati i trenta giorni si riproporrà l’amletica questione: essere o non essere, starci dentro o stare fuori, tagliare o non tagliare la corda?
In Inghilterra esiste una legge che vieta a più di otto persone di radunarsi e ascoltare techno music.
Dopo la mezzanotte in giro rimane solo la Band più Dj Mud e Dj Dominator, arrivati dalla Val di Non con impianti e strobo. Sopra si parla di techno party e soul partiti, sotto Ale libera l’anima.
Che debba saltare proprio la serata a casa nostra?
Si chiama trance, è uno stato di oltrepassamento del confine percettivo e cognitivo, il corpo e la mente vengono iperstimolati. Un esempio tipico di trance è la taranta, il tarantolato è in preda a un’energia convulsa che gli impedisce di fermarsi e smettere di ballare. Non è detto che la trance debba sortire effetti su chi la osserva, ma per chi la vive ed è stato tarantolato o pizzicato è il prezzo da pagare per liberare l’anima. La trance, come stato di oltrepassamento si contrappone all’estasi, qui corpo e mente vengono ipostimolati: lentezza, freddo, spiritualità. Noi riconosciamo la tensione tra le due energie, si tratta di capire a seconda di luogo e momento quale energia verrà liberata.
Trento Soul Moderno è una trance collettiva.
Arriva il Bolner e mi dice: ‘questa sera facciamo il botto’ ‘???’ ‘viene Carletto’ ‘???’ ‘iniziamo all’aperto e dalla mezzanotte techno party nello scantinato’ ‘Dioniso esiste!’
Sono arrivati anche Rizzo, Fausto, il resto della band e la mostra: ‘esponiamo nello scantinato i pannelli fotografici della Sloi e quelli su Trento che abbiamo usato a Goccedoro e non abbiamo più tirato fuori.’ ‘chi mi dà una mano in magazzino.’ ‘avrete qualcosa per coprire i neon? qualcosa di colorato Madonna Santa?’ ‘il bar lo facciamo io e la Barbara, qua così nessuno va in giro per le scale’ ‘se ripuliamo questo incavo nel muro ci sta perfetto il divano dei Gaudenti, è uguale anche il colore’, ‘il mio quadro lo metto dietro al dj che di notte si illumina, se lo vendete mi raccomando a caro prezzo’ ‘la poltrona sopra a quattro fusti che risalta di più e così la porta rimane aperta e prendiamo la corrente’ ‘alla strobo ci pensiamo noi, oh, siam stufi di venire dalla Val di Non a organizzarvi le feste’.
Mai fatta una festa negli scantinati di Piazza Garzetti e mai avremo pensato di riuscire a tirare su in due ore qualcosa di difficilmente ripetibile.
Alle nove Carletto inizia a suonare industriale, Elena, Marco e Giovanna vanno a chiamare gente, la mamma di Dino dall’osteria ci dice di alzare che ‘no se sent nient’.
Parlo con dei dottorandi di fuori città, quando finalmente capiscono apprezzano l’iniziativa e se la ridono. Poi mi unisco a un gruppo di giovani punk abbestia che scendono con cani e bottiglie negli scantinati. Guardano la mostra. ‘Da mezzanotte trasferiamo la musica qui sotto.’ ‘Noi chi?’ ‘Noi, quelli che hanno capito il trucchetto, che se fai una lista e vai alle elezioni per trenta giorni puoi fare festa in città…..’ ‘Dai... allora la prossima volta facciamo una lista e la chiamiamo Alex.’
Non si fermeranno a lungo, forse perché domani c’è scuola, ma il volantino Alex lo prende e lo legge.
Una lista Alex e la sua band, finito il tour ci mettiamo a disposizione di chiunque voglia farlo.
Bazza mi parla di un’immagine in un cd dei Prodigy che raffigura un ponte di corde sopra un dirupo. Da un lato del ponte forze dell’ordine pronte alla carica con in lontananza una grande città. Dall’altro lato gente che fa festa, un rave, e un tipo che mentre con una mano alza il dito medio a dire bye bye, con il macete nell’altra taglia il ponte.
Questi trenta giorni per noi sono il ponte, lo abbiamo tirato su perché dall’altra parte non c’è la polizia a caricarci e possiamo vivere la città senza troppi compromessi e leccate di culo. Speriamo lo possano tirare su anche altri, poi passati i trenta giorni si riproporrà l’amletica questione: essere o non essere, starci dentro o stare fuori, tagliare o non tagliare la corda?
In Inghilterra esiste una legge che vieta a più di otto persone di radunarsi e ascoltare techno music.
Dopo la mezzanotte in giro rimane solo la Band più Dj Mud e Dj Dominator, arrivati dalla Val di Non con impianti e strobo. Sopra si parla di techno party e soul partiti, sotto Ale libera l’anima.
martedì 28 aprile 2009
Piazza delle Erbe
Ieri ha piovuto e questa mattina piove ma sta smettendo. Per oggi è previsto l’arrivo di ventimila persone in città. Due eventi musicali, uno in piazza Erbe e uno in piazza Duomo. Birra e alcolici solo in piazza Erbe. In piazza Erbe ci siamo noi. Ci ricorderemo di questa giornata.
Alle dieci, con Rudi, Andrea e Ale siamo al Soultrain e da lì partiamo verso Piazza Erbe. La città al momento non si direbbe debba essere presa d’assalto. In piazza Erbe ci aspettano 20 pelez, li avevamo scaricati lì da Gardolo, servono per allestire il bar, lo abbiamo visto fare lo scorso anno dai punk a Santa Giustina, metodo rapido, efficace e adatto ai grandi numeri.
In piazza c’è un banco di verdura gestito da tre ragazze, alle 12 e mezza andranno via, Andrea gliela racconta e ci lasciano il loro mega ombrellone per tutto il giorno basta che domani per le sette e mezza sia di nuovo lì. Il tabaccaio, vedendoci in difficoltà, ci presta la scala per tirare le funi per i teli, Giuliano dell’Old ci presta due sgabelli per i musicisti e Mirko blitz recupera l’energia elettrica. Pioviggina ma l’atmosfera è molto operativa. Mentre tiriamo le corde per tendere il telo ci viene incontro sorridendo un tipetto che dice ‘uè ma quanti zingari ci volete impiccare con quelle corde?’ poi chiama la guardia della banca d’Italia e ribadisce: ‘uè ma quanti zingari ci impiccano con queste corde?’ e se ne va ridendo; Andrea perde l’attimo per dirgli che ‘con le corde ci impicchiamo i meridionali’ e me lo ripete per tutta la mattina.
Allestiamo cucina, bancone e palco. Tutto scorre, inizieremo a suonare alle cinque. Scorrono anche le nuvole, veloci, e piove, piove sempre di più e inizia a fare freddo. Intanto arrivano 15 fusti di birra e ci rendiamo conto che come sono venuti torneranno. La nostra autorizzazione a vendere alcolici non servirà a nulla, addio businnes. Trento Soul Moderno nasce per farsi beffe del danno subito e così alle quattro del pomeriggio sono già pronti 40 litri di vin brulè, prima qualità.
C’è Dioniso tra le Alpi e nel cuore degli alpini.
Prima che Elisa inizi a cantare parto con il furgone: ‘questa sera la festa inizia in Piazza delle Erbe, dietro il Duomo. C’è anche il primo bar della città. Birra, vin brulè,’ eccetera.
Dopo un’ora di diluvio è evidente che di questa giornata rimarrà nella memoria esclusivamente l’editto proibizionista, che ha vietato per due giorni la somministrazione di alcol nei bar delle zone adiacenti alla stazione dei treni e a piazza Duomo, editto che spiega a tutta Italia, Rai compresa, la vera anima della nostra città: che siano italiani, albanesi o marocchini Trento ha paura dei bambini. Paura degli adolescenti e di quello che possono fare. Sotto sotto fanno paura già dai quattro anni, non si sa come crescerli, a chi affidarli, a chi affidarsi. Le norme che vietano di somministrare alcol ai minori di 16 anni ci sono già, ma non ci si fida, la sfiducia è generalizzata e dalla guerra in atto, fredda e silenziosa, arrivano i divieti. La cosa veramente incomprensibile è che anche in questa città quarant’anni fa la gente lottava per la chiusura dei manicomi. Trento è passata dal coraggio di affrontare la follia alla paura dei bambini.
E invece la giornata si appresta ad essere ricordata anche per un altro motivo: in una piazza Erbe pressoché deserta arriva un vigile e ci dice ‘ciao ragazzi, tutto a posto, nessun problema, basta fare sparire le spine e gli alcolici. Subito! Ordine del questore!’ Noi mostriamo le carte. Lui legge e nonostante la legge ribadisce, addirittura ci mette il questore in viva voce: ‘digli che devono fare sparire tutto immediatamente.’ Lo vogliamo per iscritto e dove siamo in Cile? Daniele continua a spinare. Lui ci invita a seguirlo in piazza Duomo dove c’è il comando, noi diciamo arriviamo tempo di una telefonata. Ci guardiamo negli occhi: ‘l’avevamo detto e adesso lo facciamo cazzo’. Uno chiama l’avvocato, io chiamo la Mile: ‘comunica a tutti i giornali che dato il probabile successo elettorale della nostra iniziativa, forze dell’ordine colluse con gli attuali governanti, vorrebbero impedire la libera espressione e manifestazione del pensiero del Soul Moderno. E nonostante noi si sia legittimamente autorizzati vorrebbero proibirci di somministrare fiumi di alcol. Siamo pronti a fare ricorso al Tar, alla Corte Costituzionale, al trattato di Shengen e a rinviare le elezioni mona!’ Tempo tre minuti e abbiamo già rilasciato quattro interviste, tutti ci chiedono di essere tempestivamente avvertiti degli sviluppi. Da quel momento nel raggio di un chilometro attorno a Piazza Erbe nessuno di noi vedrà più un vigile, salvo quelli in moto di scorta alle BMW degli X Factor.
Ricorderò questa giornata anche per il duetto con Andrea Bolner, uno dei miei sogni nel cassetto, che per di più era quattro anni che non suonava dal vivo. Soul.
E’ ormai buio e continua ostinatamente a piovere. Piazza Erbe è una zona franca, nascosta, ricca di musica e tesori. Cantano Sara e Ulli, la nave dei pirati riparte, a bordo Tommaso, Rudi e Franco, i corsari della Val di Non. ‘Sicuri che volete andare a saccheggiare il castello di Rudi?’ ‘Sì’ ‘Vengo anch’io, sto nella stiva, col microfono.’ Rudi abita in via Cavour, a 50 metri da Piazza Duomo, oggi la strada più frequentata della città, la più proibita. Partiamo con a bordo ciò che in una giornata normale sarebbe improponibile e che oggi diventa inconcepibile, tra cui dieci fusti di birra; mancano solo il libretto e la revisione.
‘E se Trento è come Chicago, Ale Cocca come Al Capone! L’alcol è in Piazza Erbe, vieni anche tu!’
Arriviamo sotto casa di Rudi, zona Off Limits, lui sparisce per 30 minuti, noi quattro frecce e motore acceso. Resto seduto dietro, non vedo fuori, nessuno mi vede, prendo il microfono e comincio a sussurrare lentamente in free style senza mai smettere: ‘Vieni! Vieni! Vieni! Progetto Trento Soul Moderno, la band! In Piazza Erbe: Birra, Vin Brulè, LSD, Soul e tante, tantissime Erbe, profumate, stagionate, fumanti… Segui la Soul Mobile, vienimi dietro. Vienimi da dietro…. Trento Chicago, Ale Cocca come Al Capone... Abbiamo il bancone, segui il furgone….. Siamo pieni, siamo pieni, pieni di alcol. Non ci sta più dentro... Dioniso, Piazza Erbe…’
Mentre guardano le reazioni dei passanti e dei due vigili lì a dieci metri Franco è fermo al volante, Tommaso al suo fianco è piegato in due, un po’ si nasconde un po’ non riesce a smettere di ridere. Franco, detto Ranco, barba e capelli lunghi, rossi, occhiali spessi, giaccone a vento, vita nei campi di mele e malavita nei camper, spirito libero e di poche parole, meglio lasciarlo stare, cosa che fanno anche i vigili che continuano a gettare occhiate senza avanzare; lui li guarda gnorri come a dire: ‘Mi no sai chel che l’ghià l’furgon, l’seita a parlar…’
Recuperiamo Rudi e la refurtiva, torniamo in Piazza Erbe.
Freddo micidiale, il brulè e la grappa stanno per finire, guai arrendersi adesso, hanno segnato anche i Dingo, ce la possiamo ancora fare. Saremo in trenta ma il tifo è da stadio, Bernabeu, 1982, Italia Germania; Stefano quella sera a Madrid c’era per davvero, può confermarlo.
Ultimi minuti, tocca a Corrado Nascimbeni, gli siamo tutti attorno, fraseggia coi compagni della scuola, improvvisa, inventa, dribbla e poi:
‘Vedo la natura ribellarsi arrabbiata e stanca
non si riesce più nemmeno a passeggiare tocca navigare,
e questa estate sembra inverno tira un freddo micidiale,
sono senza ombrello amore aspettami al cancello,
vedo la natura lamentarsi delle manie dell’uomo altro che sopportare
il caldo con le bibite e i gelati qui mi viene un accidente c’ho già i piedi congelati
e ho paura del rumore vieni a trovarmi amore,
sono già fradice le mie scarpe nuove, oh…’
Passa la palla e bordata della big band: ‘Ma quanto cazzo piove!!!’
Vien giù lo stadio.
‘E’ finita! E’ finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo!’
Indimenticabile. Indimenticabile. Indimenticabile.
Alle dieci, con Rudi, Andrea e Ale siamo al Soultrain e da lì partiamo verso Piazza Erbe. La città al momento non si direbbe debba essere presa d’assalto. In piazza Erbe ci aspettano 20 pelez, li avevamo scaricati lì da Gardolo, servono per allestire il bar, lo abbiamo visto fare lo scorso anno dai punk a Santa Giustina, metodo rapido, efficace e adatto ai grandi numeri.
In piazza c’è un banco di verdura gestito da tre ragazze, alle 12 e mezza andranno via, Andrea gliela racconta e ci lasciano il loro mega ombrellone per tutto il giorno basta che domani per le sette e mezza sia di nuovo lì. Il tabaccaio, vedendoci in difficoltà, ci presta la scala per tirare le funi per i teli, Giuliano dell’Old ci presta due sgabelli per i musicisti e Mirko blitz recupera l’energia elettrica. Pioviggina ma l’atmosfera è molto operativa. Mentre tiriamo le corde per tendere il telo ci viene incontro sorridendo un tipetto che dice ‘uè ma quanti zingari ci volete impiccare con quelle corde?’ poi chiama la guardia della banca d’Italia e ribadisce: ‘uè ma quanti zingari ci impiccano con queste corde?’ e se ne va ridendo; Andrea perde l’attimo per dirgli che ‘con le corde ci impicchiamo i meridionali’ e me lo ripete per tutta la mattina.
Allestiamo cucina, bancone e palco. Tutto scorre, inizieremo a suonare alle cinque. Scorrono anche le nuvole, veloci, e piove, piove sempre di più e inizia a fare freddo. Intanto arrivano 15 fusti di birra e ci rendiamo conto che come sono venuti torneranno. La nostra autorizzazione a vendere alcolici non servirà a nulla, addio businnes. Trento Soul Moderno nasce per farsi beffe del danno subito e così alle quattro del pomeriggio sono già pronti 40 litri di vin brulè, prima qualità.
C’è Dioniso tra le Alpi e nel cuore degli alpini.
Prima che Elisa inizi a cantare parto con il furgone: ‘questa sera la festa inizia in Piazza delle Erbe, dietro il Duomo. C’è anche il primo bar della città. Birra, vin brulè,’ eccetera.
Dopo un’ora di diluvio è evidente che di questa giornata rimarrà nella memoria esclusivamente l’editto proibizionista, che ha vietato per due giorni la somministrazione di alcol nei bar delle zone adiacenti alla stazione dei treni e a piazza Duomo, editto che spiega a tutta Italia, Rai compresa, la vera anima della nostra città: che siano italiani, albanesi o marocchini Trento ha paura dei bambini. Paura degli adolescenti e di quello che possono fare. Sotto sotto fanno paura già dai quattro anni, non si sa come crescerli, a chi affidarli, a chi affidarsi. Le norme che vietano di somministrare alcol ai minori di 16 anni ci sono già, ma non ci si fida, la sfiducia è generalizzata e dalla guerra in atto, fredda e silenziosa, arrivano i divieti. La cosa veramente incomprensibile è che anche in questa città quarant’anni fa la gente lottava per la chiusura dei manicomi. Trento è passata dal coraggio di affrontare la follia alla paura dei bambini.
E invece la giornata si appresta ad essere ricordata anche per un altro motivo: in una piazza Erbe pressoché deserta arriva un vigile e ci dice ‘ciao ragazzi, tutto a posto, nessun problema, basta fare sparire le spine e gli alcolici. Subito! Ordine del questore!’ Noi mostriamo le carte. Lui legge e nonostante la legge ribadisce, addirittura ci mette il questore in viva voce: ‘digli che devono fare sparire tutto immediatamente.’ Lo vogliamo per iscritto e dove siamo in Cile? Daniele continua a spinare. Lui ci invita a seguirlo in piazza Duomo dove c’è il comando, noi diciamo arriviamo tempo di una telefonata. Ci guardiamo negli occhi: ‘l’avevamo detto e adesso lo facciamo cazzo’. Uno chiama l’avvocato, io chiamo la Mile: ‘comunica a tutti i giornali che dato il probabile successo elettorale della nostra iniziativa, forze dell’ordine colluse con gli attuali governanti, vorrebbero impedire la libera espressione e manifestazione del pensiero del Soul Moderno. E nonostante noi si sia legittimamente autorizzati vorrebbero proibirci di somministrare fiumi di alcol. Siamo pronti a fare ricorso al Tar, alla Corte Costituzionale, al trattato di Shengen e a rinviare le elezioni mona!’ Tempo tre minuti e abbiamo già rilasciato quattro interviste, tutti ci chiedono di essere tempestivamente avvertiti degli sviluppi. Da quel momento nel raggio di un chilometro attorno a Piazza Erbe nessuno di noi vedrà più un vigile, salvo quelli in moto di scorta alle BMW degli X Factor.
Ricorderò questa giornata anche per il duetto con Andrea Bolner, uno dei miei sogni nel cassetto, che per di più era quattro anni che non suonava dal vivo. Soul.
E’ ormai buio e continua ostinatamente a piovere. Piazza Erbe è una zona franca, nascosta, ricca di musica e tesori. Cantano Sara e Ulli, la nave dei pirati riparte, a bordo Tommaso, Rudi e Franco, i corsari della Val di Non. ‘Sicuri che volete andare a saccheggiare il castello di Rudi?’ ‘Sì’ ‘Vengo anch’io, sto nella stiva, col microfono.’ Rudi abita in via Cavour, a 50 metri da Piazza Duomo, oggi la strada più frequentata della città, la più proibita. Partiamo con a bordo ciò che in una giornata normale sarebbe improponibile e che oggi diventa inconcepibile, tra cui dieci fusti di birra; mancano solo il libretto e la revisione.
‘E se Trento è come Chicago, Ale Cocca come Al Capone! L’alcol è in Piazza Erbe, vieni anche tu!’
Arriviamo sotto casa di Rudi, zona Off Limits, lui sparisce per 30 minuti, noi quattro frecce e motore acceso. Resto seduto dietro, non vedo fuori, nessuno mi vede, prendo il microfono e comincio a sussurrare lentamente in free style senza mai smettere: ‘Vieni! Vieni! Vieni! Progetto Trento Soul Moderno, la band! In Piazza Erbe: Birra, Vin Brulè, LSD, Soul e tante, tantissime Erbe, profumate, stagionate, fumanti… Segui la Soul Mobile, vienimi dietro. Vienimi da dietro…. Trento Chicago, Ale Cocca come Al Capone... Abbiamo il bancone, segui il furgone….. Siamo pieni, siamo pieni, pieni di alcol. Non ci sta più dentro... Dioniso, Piazza Erbe…’
Mentre guardano le reazioni dei passanti e dei due vigili lì a dieci metri Franco è fermo al volante, Tommaso al suo fianco è piegato in due, un po’ si nasconde un po’ non riesce a smettere di ridere. Franco, detto Ranco, barba e capelli lunghi, rossi, occhiali spessi, giaccone a vento, vita nei campi di mele e malavita nei camper, spirito libero e di poche parole, meglio lasciarlo stare, cosa che fanno anche i vigili che continuano a gettare occhiate senza avanzare; lui li guarda gnorri come a dire: ‘Mi no sai chel che l’ghià l’furgon, l’seita a parlar…’
Recuperiamo Rudi e la refurtiva, torniamo in Piazza Erbe.
Freddo micidiale, il brulè e la grappa stanno per finire, guai arrendersi adesso, hanno segnato anche i Dingo, ce la possiamo ancora fare. Saremo in trenta ma il tifo è da stadio, Bernabeu, 1982, Italia Germania; Stefano quella sera a Madrid c’era per davvero, può confermarlo.
Ultimi minuti, tocca a Corrado Nascimbeni, gli siamo tutti attorno, fraseggia coi compagni della scuola, improvvisa, inventa, dribbla e poi:
‘Vedo la natura ribellarsi arrabbiata e stanca
non si riesce più nemmeno a passeggiare tocca navigare,
e questa estate sembra inverno tira un freddo micidiale,
sono senza ombrello amore aspettami al cancello,
vedo la natura lamentarsi delle manie dell’uomo altro che sopportare
il caldo con le bibite e i gelati qui mi viene un accidente c’ho già i piedi congelati
e ho paura del rumore vieni a trovarmi amore,
sono già fradice le mie scarpe nuove, oh…’
Passa la palla e bordata della big band: ‘Ma quanto cazzo piove!!!’
Vien giù lo stadio.
‘E’ finita! E’ finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo!’
Indimenticabile. Indimenticabile. Indimenticabile.
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