Ieri ha piovuto e questa mattina piove ma sta smettendo. Per oggi è previsto l’arrivo di ventimila persone in città. Due eventi musicali, uno in piazza Erbe e uno in piazza Duomo. Birra e alcolici solo in piazza Erbe. In piazza Erbe ci siamo noi. Ci ricorderemo di questa giornata.
Alle dieci, con Rudi, Andrea e Ale siamo al Soultrain e da lì partiamo verso Piazza Erbe. La città al momento non si direbbe debba essere presa d’assalto. In piazza Erbe ci aspettano 20 pelez, li avevamo scaricati lì da Gardolo, servono per allestire il bar, lo abbiamo visto fare lo scorso anno dai punk a Santa Giustina, metodo rapido, efficace e adatto ai grandi numeri.
In piazza c’è un banco di verdura gestito da tre ragazze, alle 12 e mezza andranno via, Andrea gliela racconta e ci lasciano il loro mega ombrellone per tutto il giorno basta che domani per le sette e mezza sia di nuovo lì. Il tabaccaio, vedendoci in difficoltà, ci presta la scala per tirare le funi per i teli, Giuliano dell’Old ci presta due sgabelli per i musicisti e Mirko blitz recupera l’energia elettrica. Pioviggina ma l’atmosfera è molto operativa. Mentre tiriamo le corde per tendere il telo ci viene incontro sorridendo un tipetto che dice ‘uè ma quanti zingari ci volete impiccare con quelle corde?’ poi chiama la guardia della banca d’Italia e ribadisce: ‘uè ma quanti zingari ci impiccano con queste corde?’ e se ne va ridendo; Andrea perde l’attimo per dirgli che ‘con le corde ci impicchiamo i meridionali’ e me lo ripete per tutta la mattina.
Allestiamo cucina, bancone e palco. Tutto scorre, inizieremo a suonare alle cinque. Scorrono anche le nuvole, veloci, e piove, piove sempre di più e inizia a fare freddo. Intanto arrivano 15 fusti di birra e ci rendiamo conto che come sono venuti torneranno. La nostra autorizzazione a vendere alcolici non servirà a nulla, addio businnes. Trento Soul Moderno nasce per farsi beffe del danno subito e così alle quattro del pomeriggio sono già pronti 40 litri di vin brulè, prima qualità.
C’è Dioniso tra le Alpi e nel cuore degli alpini.
Prima che Elisa inizi a cantare parto con il furgone: ‘questa sera la festa inizia in Piazza delle Erbe, dietro il Duomo. C’è anche il primo bar della città. Birra, vin brulè,’ eccetera.
Dopo un’ora di diluvio è evidente che di questa giornata rimarrà nella memoria esclusivamente l’editto proibizionista, che ha vietato per due giorni la somministrazione di alcol nei bar delle zone adiacenti alla stazione dei treni e a piazza Duomo, editto che spiega a tutta Italia, Rai compresa, la vera anima della nostra città: che siano italiani, albanesi o marocchini Trento ha paura dei bambini. Paura degli adolescenti e di quello che possono fare. Sotto sotto fanno paura già dai quattro anni, non si sa come crescerli, a chi affidarli, a chi affidarsi. Le norme che vietano di somministrare alcol ai minori di 16 anni ci sono già, ma non ci si fida, la sfiducia è generalizzata e dalla guerra in atto, fredda e silenziosa, arrivano i divieti. La cosa veramente incomprensibile è che anche in questa città quarant’anni fa la gente lottava per la chiusura dei manicomi. Trento è passata dal coraggio di affrontare la follia alla paura dei bambini.
E invece la giornata si appresta ad essere ricordata anche per un altro motivo: in una piazza Erbe pressoché deserta arriva un vigile e ci dice ‘ciao ragazzi, tutto a posto, nessun problema, basta fare sparire le spine e gli alcolici. Subito! Ordine del questore!’ Noi mostriamo le carte. Lui legge e nonostante la legge ribadisce, addirittura ci mette il questore in viva voce: ‘digli che devono fare sparire tutto immediatamente.’ Lo vogliamo per iscritto e dove siamo in Cile? Daniele continua a spinare. Lui ci invita a seguirlo in piazza Duomo dove c’è il comando, noi diciamo arriviamo tempo di una telefonata. Ci guardiamo negli occhi: ‘l’avevamo detto e adesso lo facciamo cazzo’. Uno chiama l’avvocato, io chiamo la Mile: ‘comunica a tutti i giornali che dato il probabile successo elettorale della nostra iniziativa, forze dell’ordine colluse con gli attuali governanti, vorrebbero impedire la libera espressione e manifestazione del pensiero del Soul Moderno. E nonostante noi si sia legittimamente autorizzati vorrebbero proibirci di somministrare fiumi di alcol. Siamo pronti a fare ricorso al Tar, alla Corte Costituzionale, al trattato di Shengen e a rinviare le elezioni mona!’ Tempo tre minuti e abbiamo già rilasciato quattro interviste, tutti ci chiedono di essere tempestivamente avvertiti degli sviluppi. Da quel momento nel raggio di un chilometro attorno a Piazza Erbe nessuno di noi vedrà più un vigile, salvo quelli in moto di scorta alle BMW degli X Factor.
Ricorderò questa giornata anche per il duetto con Andrea Bolner, uno dei miei sogni nel cassetto, che per di più era quattro anni che non suonava dal vivo. Soul.
E’ ormai buio e continua ostinatamente a piovere. Piazza Erbe è una zona franca, nascosta, ricca di musica e tesori. Cantano Sara e Ulli, la nave dei pirati riparte, a bordo Tommaso, Rudi e Franco, i corsari della Val di Non. ‘Sicuri che volete andare a saccheggiare il castello di Rudi?’ ‘Sì’ ‘Vengo anch’io, sto nella stiva, col microfono.’ Rudi abita in via Cavour, a 50 metri da Piazza Duomo, oggi la strada più frequentata della città, la più proibita. Partiamo con a bordo ciò che in una giornata normale sarebbe improponibile e che oggi diventa inconcepibile, tra cui dieci fusti di birra; mancano solo il libretto e la revisione.
‘E se Trento è come Chicago, Ale Cocca come Al Capone! L’alcol è in Piazza Erbe, vieni anche tu!’
Arriviamo sotto casa di Rudi, zona Off Limits, lui sparisce per 30 minuti, noi quattro frecce e motore acceso. Resto seduto dietro, non vedo fuori, nessuno mi vede, prendo il microfono e comincio a sussurrare lentamente in free style senza mai smettere: ‘Vieni! Vieni! Vieni! Progetto Trento Soul Moderno, la band! In Piazza Erbe: Birra, Vin Brulè, LSD, Soul e tante, tantissime Erbe, profumate, stagionate, fumanti… Segui la Soul Mobile, vienimi dietro. Vienimi da dietro…. Trento Chicago, Ale Cocca come Al Capone... Abbiamo il bancone, segui il furgone….. Siamo pieni, siamo pieni, pieni di alcol. Non ci sta più dentro... Dioniso, Piazza Erbe…’
Mentre guardano le reazioni dei passanti e dei due vigili lì a dieci metri Franco è fermo al volante, Tommaso al suo fianco è piegato in due, un po’ si nasconde un po’ non riesce a smettere di ridere. Franco, detto Ranco, barba e capelli lunghi, rossi, occhiali spessi, giaccone a vento, vita nei campi di mele e malavita nei camper, spirito libero e di poche parole, meglio lasciarlo stare, cosa che fanno anche i vigili che continuano a gettare occhiate senza avanzare; lui li guarda gnorri come a dire: ‘Mi no sai chel che l’ghià l’furgon, l’seita a parlar…’
Recuperiamo Rudi e la refurtiva, torniamo in Piazza Erbe.
Freddo micidiale, il brulè e la grappa stanno per finire, guai arrendersi adesso, hanno segnato anche i Dingo, ce la possiamo ancora fare. Saremo in trenta ma il tifo è da stadio, Bernabeu, 1982, Italia Germania; Stefano quella sera a Madrid c’era per davvero, può confermarlo.
Ultimi minuti, tocca a Corrado Nascimbeni, gli siamo tutti attorno, fraseggia coi compagni della scuola, improvvisa, inventa, dribbla e poi:
‘Vedo la natura ribellarsi arrabbiata e stanca
non si riesce più nemmeno a passeggiare tocca navigare,
e questa estate sembra inverno tira un freddo micidiale,
sono senza ombrello amore aspettami al cancello,
vedo la natura lamentarsi delle manie dell’uomo altro che sopportare
il caldo con le bibite e i gelati qui mi viene un accidente c’ho già i piedi congelati
e ho paura del rumore vieni a trovarmi amore,
sono già fradice le mie scarpe nuove, oh…’
Passa la palla e bordata della big band: ‘Ma quanto cazzo piove!!!’
Vien giù lo stadio.
‘E’ finita! E’ finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo!’
Indimenticabile. Indimenticabile. Indimenticabile.
martedì 28 aprile 2009
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