Prima parte
Montesi, così si chiamano le 450 persone circa che vivono, o meglio hanno casa a Montevaccino. Sono incuriosita dalla tappa del tour di ieri prevista per la sera. Appena alzata mi tuffo su internet a cercare qualche notizia. Mi perdo tra le mappe per trovare questa parte della mia città che non ho mai visitato. So che esiste perché uso spesso i mezzi pubblici e so che il 10 fa capolinea a Montevaccino.
Navigando nella rete trovo un sito dedicato a quello che, formalmente, è un quartiere di Trento. Scopro che c'è qualche attività in corso; insomma, non sembra essere solo una manciata di case che un gigante sembra aver lanciato sulla parte più soleggiata della montagna. Un'associazione sportiva, gli alpini, balli di gruppo e splendide fotografie. È quasi ora di pranzo e mi dico: “Perché non pranzare a Montevaccino?” Da internet scopro anche la presenza di un castello abbandonato. Parto, con Luciano che conosce la strada, ma che come me non ha idea di cosa incontrerà. Dopo 20 minuti di curve e tornanti sulla destra vediamo un ristorante /pizzeria. Sembra chiuso. Ma cosa importa! ci sarà un agriturismo o un bar dove mangiare un panino! Ci accoglie la deliziosa chiesetta. Parcheggiamo al capolinea del 10, uno slargo trasformato in piccola piazzetta dove campeggiano anche i cartelloni della campagna elettorale. Ecco il tour ed ecco che accanto la data di oggi c'è la scritta MONTEVACCINO. Ho letto su internet che fino a poco tempo fa nel cimitero erano sepolte persone che portavano solo quattro cognomi. Ora la varietà è aumentata e il grazioso cimitero accanto alla chiesa sembra raccontare la storia di un piccolo paesino dove la vita scorre tranquilla e le lapidi sussurrano semplicemente la vita degli anziani. Tutto è in fiore, rossi tulipani e narcisi giallo oro colorano i giardini di case bellissime e nuove o di recente ristrutturazione. Per chi come me è cresciuto in una grigia metropoli della pianura padana, questo sembra essere un piccolo paradiso. In un giardino c'è una festa di compleanno. Bambini di una decina d'anni giocano, urlano inseguendo un pallone. I giovani ci sono. Anche a giudicare dalle auto sportive parcheggiate. Comincio ad avere fame e iniziamo a cercare un posto per mangiare. Ci avventuriamo per tutte le vie laterali alla strada principale che poco dopo la piazzetta si trasforma in strada sterrata. Nessun bar, nessun agriturismo. Non ci pensiamo molto: “Forse dietro quella saracinesca abbassata c'è un locale che è chiuso per le festività pasquali!” - pensiamo. Ma anche se la fame è tanta, voglio ancora trovare il castello di Montevaccino. Mi guardo intorno e scorgo i merli di una delle due torri. Poi ricordo: il castello si trova nella parte vecchia, a Montevaccino di sotto. Dalla chiesa parte una stradina ben tenuta che circonda il parco giochi, una terrazza proprio di fronte al sagrato: aiuole colorate, altalene scivoli una rete da calcio e da pallavolo. Scendiamo e poco dopo la strada diventa abbandonata, materiali inerti ed erbacce prendono il posto dell'ordinato porfido e poi ...eccolo! Il castello. Decadente, abbandonato sul ciglio della montagna con i sui due torrioni. Attorno ad alcune finestre si intravedono le decorazioni rosse che ne circondavano i profili; accanto grondaie improvvisate e toppe di malta. Le pietre si stanno sgretolando e gli alberi che lo circondano, cresciuti senza alcuna guida, sono selvaggiamente fioriti. Passo sotto un arco, trovo una fontana e accanto, altre case recentemente ristrutturate o ancora in piena manutenzione. Non saranno più di cinque. L'acqua scorre nella fontana. Il sole caldo del primo pomeriggio proietta solide ombre sul terreno abbandonato. Sono troppo affascinata per chiedermi cosa è successo e la meraviglia è tanta che non riesco ad immaginare una storia. Questa sera chiederò a qualcuno del posto che mi racconterà...
Seconda parte
In serata dopo qualche telefonata incontro un ragazzo del posto Giorgio che ci porta con suo padre Guido da una dei responsabili del centro civico. Poco oltre la piazza, le vecchie scuole elementari sono diventare il centro dove i coristi si esercitano, si ritrovano gli alpini, la biblioteca apre qualche pomeriggio a settimana. Anche il medico del paese ha lì il suo studio. Chissà se abita anche lui a Montevaccino oppure è il solo che viene a lavorare qui! Ci raccontano di un paese in cui ci si riunisce attorno ad eventi religiosi e in cui regna la tranquillità. Non c'è un bar. Ne una bottega. Quando il paese aveva solo 200 anime c'erano due bar, dove tutti si incontravano dopo il lavoro nei campi, boschi e di rientro dalla città. Ora che il paese è di 450 anime circa non c'è neanche un posto per comprare il pane. L'ultima bottega ha chiuso 15 anni fa. È un dormitorio. Di lusso , ma un dormitorio. Eppure in quelle villette tra i glicini e le serre che custodiscono le verdure anche per l'inverno, tra le siepi rigorosamente potate, non c'è solo chi torna stanco da lavoro e aspetta il giorno dopo per tornare in città. Ci raccontano di gente che fa musica e canta nei cori. Quest'inverno il coro di Montevaccino ha spopolato per tutto il trentino durante le vacanze natalizie. Ma dove sono? Veniamo accolti in casa dalla signora Luigia che ci da la possibilità di utilizzare la corrente elettrica per lo spettacolo della serata davanti al centro civico. Un po' di musica, qualcosa da bere e da mangiare per fare due chiacchiere e trovare i suoni di Montevaccino. “C'è la funzione religiosa, quindi fino alle 21.30, quando usciranno, non vedrete nessuno”. Poi la signora Annamaria ci accoglie in casa e ci fa vedere dove realizza i suoi splendidi lavori che orgoglioso il marito mi ha mostrato appesi ai muri del salotto della signora Luigia. Lavora in una stanzetta di non più di tre metri quadri e lì realizza con un impasto naturale dei quadri che non oso descrivere. Quei fiori che vediamo nei giardini di monte vaccino sono lì nei suoi quadri. Sembra di sentire il profumo dei glicini mossi dal vento, l'aroma della torta preparata dalla nonna. Ci racconta del suo lavoro con una passione ed allegria che non posso che invidiarle. Dopo un po' di titubanza dice che verrà a vedere che facciamo dopo cena.
Arrivano i rinforzi ecco la band. Tavoli microfoni chitarre da bere e da magiare. È la quinta tappa e ogni volta c'è qualcuno di nuovo che si unisce... timidamente la band si sta allargando.
Il nostro intrattenitore musicale – Pierre detto Ray- propone dei suoi pezzi tra cui “Ragazzo trentino”. Non abbiamo dubbi tra qualche settimana tutti l'avranno nelle orecchie! Fa freddo, non c'è moltissima gente, ma qualche gruppetto dopo la funzione si ferma ad ascoltare e a chiacchierare. Un po' distanti, certo, ci avevano detto che a Montevaccino sono dei duri. E poi, sulle note di una canzone su due ciclisti, sfrecciano davanti a noi due intrepidi cicloamatori che armati di lampade frontali scendono dal Calisio. Ecco il segno! Il cantante non può credere ai suoi occhi e neanche io. La temperatura è terribilmente bassa, solo la forza di volontà e il calore delle poche persone che ci hanno raggiunto ci tiene lì. Pierre detto Ray che suona e canta ha le mani gelate, ma ripropone subito il brano in onore dei due ciclisti che hanno accettato il nostro invito per una pausa.
C'è qualcuno che dice che il paese è tranquillo non c'è nulla ed è per questo che l'hanno scelto. Chi vive qua da un po' rimpiange il piccolo bar e la bottega. Ma tutti sentono che “qualche problema di socialità c'è”.
Ecco un'altra sorpresa. Alcuni ragazzi si avvicinano su invito del signor Guido e tra loro un musicista. Chiacchieriamo con lui e i suoi amici e scopriamo che studia al conservatorio ed ha anche un gruppo. Gli offriamo una delle nostre tappe per la loro musica fuori dalle case nelle altre piazze della città. Speriamo che accetti, c'è bisogno di musica nella nostra città!
Il castello non è un castello. E' una villa abbandonata da un proprietario che non se ne cura. Peccato! Non sembra abbia alle spalle qualche storia misteriosa o affascinante. Per un periodo sembra sia stata abitata da due artisti che poi sono andati via. La bellissima Montevaccino custodisce alcune anime vivaci che faticano a sbocciare per le strade oltre i giardini privati.
Scendiamo infreddoliti dal Calisio. Grazie a tutti quelli che hanno voluto dividere qualche ora del loro tempo con noi e speriamo che a qualcuno torni la voglia di avere un locale dove guardare insieme la partita, mangiare un gelato e fare quelle chiacchiere e suoni che rendono viva e felice la comunità.
sabato 11 aprile 2009
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