martedì 7 aprile 2009

Terza tappa Sardagna

Il furgone parte da Trento che saran le quattro. Tema del giorno: Abbiamo delle Crèpes nel cuore. Merenda in piazza. Siamo in otto e non abbiamo la luce elettrica, in compenso la fontana funziona. Ci accolgono un bambino e una bambina. A terra c’è una bici da trial, è della bambina.
Cominciamo a suonare ai campanelli, i bimbi ci dicono di lasciare perdere, hanno ragione. Cerchiamo in paese. Troviamo degli alpini, ci danno la luce. La loro sede è proprio dietro la fontana. La Band inizia a suonare. C’è un muro naturale, la strada che attraversa il paese. Siamo osservati. Mi avvicino al bar e invito i fumatori, categorici ‘Sardagna è un paese di morti’. Torno alla fontana. Passano molte persone a piedi, chi esce da messa, chi torna dall’escursione in Bondone. Chiedo a una signora di parlarmi dell’anima di Sardagna, le offro una tazza di tè e accetta volentieri. Parliamo a lungo di tutto ciò che c’era e non c’è più: poste, tabaccaio, macelleria, ecc., ‘che per un anziano sa non è semplice’, ‘e no!’. Mi dice che gli uomini si trovano la sera nei circoli, ma sono le donne che non escono, e se ci sono figli o nipoti bene, altrimenti… Sono cinquant’anni che abita a Sardagna e ancora non si sente integrata. Ringrazio, mi volto a guardare la Band e c’è musica, il muro è venuto giù. Ci sono i cugini Ramones dalla Val di Rabbi, tornano da un’escursione in Bondone, sci nautico, hanno il video, tutto vero. P.Nox da Rovereto si unisce alla Band.
Ci sono genitori, bambini, nonni. Un gruppo di ragazzi ci scruta dall’altra parte della strada ma non avanza. Continuo a chiedere del Soul. Mi sento rispondere: ‘guarda mi fermo perché mi chiedi dell’anima, altrimenti non mi sarei fermata’. La domanda è chiara tanto quanto le risposte. Sardagna terra di artisti, cultura, fermento. E la tesi è sostenuta da più persone. Certo, Sardagna è un po’ chiusa, ma se uno vuole integrarsi ci riesce, altrimenti ha dei problemi psicologici. Prendo atto. Mi giro e sono arrivati anche i ragazzi. Mi congedo dalle signore, faccio i complimenti per la nonna di 96 anni che tiene testa a tutti e una voce dalla panchina mi dice: ‘se te la porti via te la regalo e anzi ti do ancora qualcosa’. E’ il genero, fino ad allora in silenzio appena moglie e suocera fanno per andarsene inizia: ‘non c’è più l’anima a Sardagna’. Non c’è energia, uno scrive poesie le presenta ci vanno gli amici e finita lì, chi fa foto la stessa cosa ed è così per tutto. Ognuno in fondo sta nel suo e morta lì. Morto lì il paese. Parliamo dei paesi, bella la fontana. Se è ancora lì è perché lui ha raccolto le firme, in comune la volevano spostare. Bello soprattutto che sia in funzione. E pensare che dopo la raccolta firme hanno chiuso l’acqua, ‘allora io ho attaccato un cartello con scritto: chi beve di quest acqua campa 100 anni e dopo tre giorni hanno riaperto l’acqua.’ Poi mi offre un caffè alla sede degli alpini, nel vicolo dietro la fontana. C’è una piazzetta, che si chiamerebbe Piazza Italia ma che da Trento hanno detto che non si può chiamare così, eppure a Trento piazza Italia non c’è. Dico che si presterebbe per fare feste. Le facevano. Roba di venti anni fa, la festa delle contrade. Non la fanno più. Alla sede degli alpini dietro il bancone c’è appesa una foto di Papa Giovanni Paolo II, dietro la porta un calendario con le donne nude, ‘bisogna pur accontentare tutti’.
Torno su, Rudi ha appena fatto una barchetta galleggiante per i bimbi, la spinta viene da un legnetto-elastici. Visto come è semplice? Più giri l’elastico e più va avanti. A quel punto loro gli fanno vedere dei motoscafi a candela. Accendi la candela e vanno avanti anche per venti minuti.
A posto. Tirati fuori i petardi Mirko e la bambina affondano la zattera di Rudi. Così l’è vecio.
Avevamo delle crépes nel cuore.

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