Si parla molto di musica negli ultimi tempi da quando i Bastard Sons of Dioniso hanno conquistato l’Italia televisiva e hanno ri-conquistato il Trentino; da quando l’assessore provinciale alla cultura Panizza ha fatto parlare di sé per il suo impegno a favore di bande e cori e da quando una lista si è affacciata alla campagna elettorale facendo della musica il fondamento della sua discesa in campo.
Musica dunque, ma per chi? E soprattutto dove?
Giovedì scorso alla trasmissione Trentino in diretta di RTTR si è parlato proprio di questo. Ospiti: l’assessore Panizza, i musicisti Cristiano Dalla Pellegrina batterista dei Negrita e Max Scantamburlo che gestisce anche un negozio di strumenti musicali, Alessandro Cocca, nella veste di candidato sindaco, musicista e gestore di un locale in cui si fa musica dal vivo.
La discussione inevitabilmente prende le mosse dal recente successo dei Bastard e fa emergere alcune questioni. Tra queste la scarsità di luoghi in cui giovani band possano esibirsi. Si tratta di un problema sollevato anche dai telespettatori che hanno telefonato durante la trasmissione, invitando Panizza a sostenere quei giovani che, come i Bastard, stentano a trovare spazi per suonare e farsi conoscere.
La soluzione proposta dall’assessore e caldeggiata anche dal batterista è di trovare un posto dedicato, magari polifunzionale con sala prove e spazio per esibirsi, meglio in un’area decentrata per non disturbare, ma controllata affinché non ci siano degenerazioni.
Ecco è proprio questo disegno pianificato di ‘promozione culturale’ e di sostegno ai giovani che forse andrebbe messo in discussione. Innanzitutto viene da chiedersi: ma la musica è solo un fenomeno giovanile o è un elemento vitale, aggregativo, che interessa la città nel suo complesso? Se sì, perché allora voler decentrare la musica? O perché farne un’occasione eccezionale come il concerto degli stessi Bastard a Borgo Valsugana e in piazza Duomo, o quello lo scorso anno di Bob Dylan? Non è forse la città stessa ad aver bisogno di momenti ordinari per rigenerarsi nella vita quotidiana?
In secondo luogo, siamo sicuri che decentrando i giovani e gli ‘incubatori di band’ si promuove la musica e si rende la città più vivibile perché depurata di questo disturbo sonoro? Procedere a suon di restrizioni e multe e spostando sempre più fuori la musica significa ignorare gli esordi e il percorso delle band che, come i Bastard, iniziano la loro carriera in locali sparpagliati tra le valli del Trentino. Il punto dunque è proprio questo: non sono i ‘posti per i giovani’ a mancare, né l’intervento della politica, anzi forse è vero il contrario (v. articolo L’Adige 4 aprile 2009, p. 26). I luoghi per la musica ci sono se non fosse che proprio quella politica che ora tributa ai Bastard grandi meriti, sta ostacolando i locali in cui queste band potrebbero suonare e altrettanti giovani potrebbero incontrarsi (v. lettera al Trentino, 5 aprile e post) .
Certo ciò che è musica per alcuni è rumore per altri. Questo pone un problema di convivenza urbana che non andrebbe eluso spostandolo letteralmente fuori dal centro, ma richiede un confronto tra musicisti, gestori di locali e abitanti. Forse più che i giovani musicisti ad aver bisogno di questi locali, è la città stessa che ha bisogno di loro per non ritrovarsi sempre più vuota e attanagliata dalla paura di uscire perché non c’è nessuno in giro.
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