Il tour fa tappa a Vigo Meano, Meano, Gazzadina. Anche questi sono paesi lontani dalla città eppure Rizzo dice che qui c’è anima, e la musica trova spazio ed attenzione.
Se non ho capito male questi sono paesi Rock con tanto di gruppi e feste, addirittura Bazzotto mi parla di un leggendario concerto di qualche decina di anni fa, deve avere suonato un gruppo leggendario tipo i Ramones. Indagherò.
Noi arriviamo a Vigo Meano alle cinque, pioviggina, non abbiamo la corrente ed è anche freddo. In piazza, salvo improbabili allestimenti, sembra possibile mettere il gruppo solo sotto la pensilina dell’autobus. Riunione al bar.
Andrea e Luisa ancora carichi da ieri sono lanciati per suonare in paese, io e Ale preferiremmo chiedere al bar di ospitarci, anche questo farebbe Blues Brother’s. Guai a scegliere la strada più semplice. Giriamo il paese, ci dicono di chiedere un volt della parrocchia, il parroco è un tipo rock, troviamo il sacrestano, poco rock, niente volt. Chiediamo ancora, niente. Mettersi sotto la pensilina significa dover tirare 50 metri di cavo per avere la corrente, bisogna oltrepassare un cantiere in costruzione e arrivare dal papà di un’amica di Rizzo. Abbandono il campo per andare a cena, consiglio alla band: chiedete al bar.
Torno dopo cena e ancora una volta mi stupisco. Il gruppo suona sotto la pensilina, in più è stato fatto un allestimento per cui anche il bar e gli LSD sono al coperto, la corrente c’è anche se non si sa da dove arriva, le luci scaldano la situazione e ci saranno venti persone, il tutto fa tanto presepe.
Milo Brugnara e la sua Band cantano per Trento Soul Moderno. Milo Brugnara è un ragazzo alto, gentile, che tra un pezzo e l’altro parla e sorride. Milo Brugnara è rosso. Rosso il cuore rossi i capelli. Canta di partecipazione, lotta, immigrazione, Palestina. Non mi ritrovo del tutto ma il suo pensiero è musica. Le sue canzoni si possono scaricare, basta digitare su Google Milo Brugnara.
Mi presentano una ragazza a cui chiedo di Vigo Meano e dintorni, ha scritto una tesi di laurea su alcolismo e droga tra i giovani del paese: lo spino che gira per la piazza è nulla in confronto a ciò che gira nelle case.
Presento al microfono il progetto: ‘mentre chiediamo elezioni più lunghe per tutti cerchiamo l’anima della città’. Conosco Andrea, un ragazzo di Feltre arrivato qui per caso, avrà ormai più di quanrant’anni. Parliamo del progetto, mi dice che è tre volte che in una sera sente dire la parola anima. Dice che l’Anima è tutto, se tutti prima di addormentarsi, appena chiusi gli occhi, ascoltassero l’anima le cose sarebbero diverse. Dice di essere abituato politicamente a trovarsi in mezzo a cose dure e forti, cose che non ci sono più: gli anni settanta e ottanta dei centri sociali, le pere e gli scontri. Io cito James Brown: ‘Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Loro ci odiano, loro ci maltrattano, sbattono la nostra testa contro il muro e tu non ti abbassare, dillo forte: sono nero e orgoglioso; dillo forte: sono nero e orgoglioso. Questo dice James Brown, utopia è la ricerca di qualcosa di talmente bello da generare meraviglia, attrazione e al limite suscitare invidia. La tragedia non mi interessa, non è più forte né più dura dell’utopia, semmai è più semplice; è almeno un mese che sputiamo sangue tutti i giorni.’
Dice di avere scoperto l’anima e la bibbia, non come Giovanni Lindo Ferretti, ma come Erri De Luca. Dice che questa cosa che facciamo politicamente è zero, zero, però la sera, la piazza, la gente, tocca l’anima. Parliamo e politicamente mi sembra già tantissimo.
Poi, neanche li avesse mandati Pasolini, arrivano i carabinieri. Lui ironicamente dietro a Mirko, senza farsi vedere, fa gesti da rivoltoso, io mostro le carte a uno dei due, l’altro gioca con Artù, il cane Corso grosso e nero del Mirko. Alberto è convinto: li hanno chiamati dal bar.
Poi Alberto mi chiede di ringraziare l’autista dell’autobus numero 3 che fa il giro largo. Respect.
Prossima tappa Mattarello.
martedì 21 aprile 2009
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