Roncafort è il quartiere di Luisa. Luisa ama Roncafort, spiritualmente e politicamente. A Roncafort per Luisa manca la piazza: ‘dove c’era la piazza adesso c’è una rotonda bisogna ridare una piazza a Roncafort, bisogna fare una festa nella rotonda’; per mesi questo è stato il mantra di Luisa alla Band.
E’ arrivato il giorno di Roncafort e quando arriviamo capiamo. Il punto centrale di Roncafort è un incrocio. Il primo problema è parcheggiare, per un pezzo giriamo attorno alla rotonda, è anche molto coreografico. Lo spazio adibito a propaganda elettorale dice molto del quartiere: dimenticato. E’ evidente che dal comune qui non ci sono venuti, il posto dove dovremmo metterci è recintato da un pezzo. Ci arrangiamo, e a fianco al bar Lupo troviamo un accesso a delle abitazioni in cui riusciamo a stare, prima della stanga c’è uno spiazzo abbastanza grande. Quello sarà la nostra piazza: piazza Luisa. Per l’occasione Luisa ha anche realizzato dei cartoni a mo di edificio per indicare: farmacia, centro di aggregazione, dopolavoro, campo da calcio, alimentari; noi ci mettiamo l’impianto audio, il bar, il furgone che questa sera verrà graffittato da Yudo e la piazza è pronta.
Dal bar ci guardano curiosi, non c’è ostilità. La luce ce la dà una ragazza che conosce Luisa, abita oltre la stanga, suona in un gruppo punk, tutte ragazze, prendiamo contatti per le prossime tappe.
Il furgone è da sistemare per questa sera, è da tirare a lucido, non andrà in giro, peccato.
Mentre prepariamo passano diverse persone: Guido che sul quartiere ne ha da vendere e anche da regalare, dice che è qui da poco e che se ne andrà presto, un ragazzino con la chitarra a cui chiediamo di tornare più tardi con la chitarra per unirsi alla Band, e un fan dei Bastard che avrà quarant’anni e prima era al bar. ‘Lunedì arrivano i Bastard. Ci vai te?’ ‘Di più, siamo in piazza Erbe con la Band.’ ‘I Bastard sono i migliori. Guarda che gli arrangiamenti ai pezzi li fanno loro, l’ha detto anche Gaudi.’ ‘Sono forti.’ ‘Prevedono trentamila persone. Non sanno come fare.’ ‘Bella storia.’ ‘Cambieranno le cose sai?’ ‘In che senso?’ ‘I Bastard stanno muovendo. Vendono 25 magliette al giorno, sono i più scaricati su Itune.’ ‘Noi abbiamo una maglietta che mette anche Jacopo, 10 euro, sono le ultime.’ ‘Lo dice anche Simona che sono i migliori.’ ‘Simona non capisce niente.’ ‘Però Mara sì, lo dice anche lei, e anche Morgan. Morgan è forte.’ ‘Il problema è che dopo lunedì in piazza a fare festa non ci vai più.’ ‘Sai qual è il segreto dei Bastard? E’ che sono veri, non sono costruiti.’ ‘Sanno anche suonare per quello.’ ‘Ma te sei della Lega?’ ‘No, io sono del Soul, ci vediamo dopo.’
La serata inizia, per l’occasione al bar ci sono omelette alla banana, specialità di Luisa, ha cucinato e volantinato tutto il giorno. A grande richiesta tornano Milo Brugnara e la sua Band.
Arriva un gruppo di sei persone, parto all’attacco. Spiego, mi guardano e sorridono. Poi il più anziano, cinquant’anni, mi dice: ‘noi sappiamo chi siete voi, voi non sapete chi siamo noi.’ ‘Chi siete voi?’ ‘Noi siamo un gruppo che candida in circoscrizione per l’Upt.’ ‘Ah.’ Poi mi dice: ‘ti rendi conto, non è bellissimo, due liste che casualmente si ritrovano qui e parlano assieme della loro città.’ Chiede ai suoi se non sia possibile anche per loro, magari al parco e non sulla strada, organizzare una cosa simile. Sono in imbarazzo, non capisco se il tipo c’è o ci fa e mentre ci penso su Paolo, così si chiama, prende il microfono: ‘Gente di Roncafort scendete! Svegliatevi! Dove siete! Venite giù! Qui sta succedendo una cosa fantastica due liste si stanno incontrando! Due liste fatte di persone che vogliono bene alla città. Due liste fatte di persone che vogliono bene alla città. Venite.’ Non so se ciò che sento è utopia o trash. Mi avvicino a un signore che mi rassicura. ‘Scusi, lei è di qui?’ ‘Abito qui dietro.’ ‘E come si sta qui?’ ‘Fin che ghè l’Paolo…. Di giorno ci torni a casa, poi il fine settimana se vuoi trovare qualcosa vai a Verona.’
Siamo comunque su una strada, e siamo pochissimi, divisi tra chi ascolta la musica, chi segue i graffiti e chi sta al bar. La band suona ma c’è poca attenzione. Rizzo chiede a Milo un’altra pausa: il ragazzino incontrato nel pomeriggio è arrivato con la chitarra e ci suona tre pezzi, figo; poi è il turno di Pietro, genio dell’elettronica matto come un cavallo, che suona blues assieme al bassista, figo; c’è anche un ragazzo che fa rap, tunisino, ventisei anni due figli che vorrebbe unirsi alla band e suonare in piazza Italia, figo; poi qualcuno, pur senza scendere o farsi vedere applaude dalle finestre, figo; e qualcun altro infine sempre senza farsi vedere ci lancia oggetti, un accendino e delle biro, figo anche questo.
Roncafort: serata strana, sporca, sulla strada, una piazza immaginaria, situazioni diverse che si incontrano alla David Linch.
Prima di finire vorrei dire una cosa: noi non siamo una lista che vuole bene alla città. Quale bene? Se volessimo bene alla città non faremmo questa cosa in questo modo. Noi, da un po’ di tempo questa città la detestiamo, perché soffoca. Abbiamo semplicemente trovato un modo per tirare il fiato, svuotarci i polmoni e anche i coglioni. Possiamo dire che nei polmoni e nei coglioni ci stanno cose belle, l’hanno capito anche all’Upt, ma questa bellezza normalmente non è consentita. Possiamo dire di volere comunque mettere in discussione i nostri pregiudizi sulla città e quindi di volerci confrontare sull’anima, ma piazza dopo piazza il pregiudizio su Trento viene confermato.
Domani San Martino.
giovedì 23 aprile 2009
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